Dieta di Resistenza

Sfruttamento del sottosuolo e dell’Oceano, conflitti politici e militari per l’espansione delle acque territoriali e privatizzazione di beni comuni causano danni non solo ambientali ma anche culturali: svalutando, cancellando e infine dimenticando antiche tecniche produttive. Le diverse conoscenze locali emergono infatti da specificità territoriali, ma stanno venendo ovunque erose per lasciare spazio a tecniche standardizzate, legate a dinamiche industriali e di grande distribuzione, provocando una pericolosa rimozione culturale: un’amnesia collettiva che porta le comunità a dimenticare la propria cultura localizzata e connessione con l’ecosistema – la cosiddetta shifting baseline syndrome.

La progettazione di una dieta di resistenza non intende limitarsi a una specifica area geografica, ma piuttosto essere condivisa con luoghi e persone accomunati da situazioni ambientali, economiche e sociali simili: perdita di suolo fertile e danneggiamento degli ecosistemi marini, inquinamento di terra, aria e acqua, declino della biodiversità, monocolture e pesca eccessiva, utilizzo di sostanze nocive e reti a strascico, spopolamento dei territori e perdita dei saperi tradizionali, standardizzazione di produzione e distribuzione.

Il progetto è stato sviluppato nell’ambito del programma Convivial Table 2024 curato da Barbara Nardacchione nello Spazio Oceano e con la partecipazione di un gruppo di persone selezionate attraverso una open call che ci hanno accompagnato in cinque appuntamenti tra installazioni, escursioni in laguna, talk e workshop.

Foto: Giulia Marzorati